Come fu fondata Taranto
I greci uomini di pensiero, valorosi conquistatori che vivevano in terre ricche di arte, baciate dal sole, ma povere di territorio e di risorse naturali, ebbero sempre bisogno di cercare altri luoghi dove poter inviare colonie di cittadini desiderosi di nuovi spazi.
Non fu solamente il sovraffollamento, le carestie o le lotte sociali, a spingere i Greci verso nuove colonizzazioni, certamente giocò anche lo spirito di avventura e di conoscenza proprio dell’animo greco.
Questo spirito e necessità, portò a fondere la citta di Taranto nel lontano 706 a.C. dagli Spartani.
Del come e del perché gli Spartani decisero di fondare la città rimane ancora un mistero, sui molti racconti trovati e incompleti rimangono molti dubbi di affidabilità, solo due sembrano verosimili e somiglianti e attribuiscono la fondazione di Taranto al bisogno sociale divenuto insostenibile dopo la guerra tra Sparta e un'altra città greca.
Documentandomi in internet si può dire che non si sa quasi nulla dei primi due secoli, il suo porto costituiva una tappa obbligata della navigazione da Oriente a Occidente e i ricchi corredi funerari della necropoli mostrano l'esistenza d’intensi scambi commerciali.
Nella prima metà del V sec. A.C. la città venne ritrasformata dal punto di vista urbano, si determinarono quindi i muri di cinta che limitarono i passaggi e aumentarono le difese e si dedicarono più spazi aperti per la creazione di monumenti. Questo tipo di affaccendamento è documentato dalla costruzione di un imponente tempio dorico sull'Acropoli (attuale Città Vecchia), di cui si possono vedere i resti in piazza Castello.
Alla fine del secolo Taranto decise di assumere le ideologie della politica spartana, in occasione della guerra del Peloponneso, negando, di fatto, l’approdo di navi Ateniesi in rotta verso la Sicilia, procurando favori alla città spartana e, di fatto, non entrando mai in guerra.
Ritengo che molti storici e appassionati come me possano darmi ragione nel supporre che Il periodo di maggiore grandezza vissuto dalla città è comunque, il VI sec. A. C. Verso la metà del secolo li si riconobbe a Taranto una ascesa di sviluppo politico e di espansione rispetto tutte le altre colonie Italiane.
Nel 303-302, i Lucani si allearono con Roma, con il preciso intento di arrestare l'espansione della città, la quale, tuttavia, chiese aiuti alla madre-patria Sparta, l’ausilio di rinforzi funzionò, e L’impero Romano invece di attaccarla costituì dei trattati con la citta al fine di far regnare la pace tra i due popoli.
Nel 213 a.C., occorse l’ennesimo tentativo di ribellione in occasione della spedizione di Annibale in Italia.
Al momento della rivolta, il corpo civico tarantino si era separato in due blocchi; infatti, una parte di esso, forse il settore aristocratico, si era rifugiato sull'Acropoli con le truppe del romano impero.
La conclusione fu tragica: Quinto Fabio Massimo, per conto di Roma, infatti, approfittando dell’occasione tradì il popolo Tarantino e si impossessò della città con uno stratagemma nel 209 a.C., depredandola dai suoi beni artistici e ricavandone materiali preziosi, e schiavi.
Taranto tutta via non venne privata della sua autonomia amministrativa; economicamente, però, Quinto Fabio Massimo, sotto il controllo del Sacro Romano impero le proibì di coniare monete e lo sviluppo progressivo del porto di Brindisi, che richiedeva successivi foraggiamenti, subì un blocco.
Comunità greca e colonia romana confluirono poi, dopo l'89 a.C., in un'unica struttura amministrativa, un "municipium" che segnò l'omologazione completa di Taranto nell'Italia romana.
La storia di Taranto dopo la caduta dell'Impero d'Occidente rimase per lo più insignificante e di certo priva di eventi da ricordare; dopo tanti fatti che la videro sempre nell’occhio del ciclone, Taranto in quel periodo, si presentava in uno stato di decadenza, che durò per molti anni, con la nuova era cristiana Taranto era ridotta in una provincia di Roma, desolata, insignificante e in continua decadenza; poi vennero i Goti, i Longobardi, gli Ungari, i Saraceni.
Conobbe le fasi alterne di dure battaglie a periodi di triste dominazione.
In suo aiuto accorsero Papa Gregorio IV, l'imperatore Teofilo, Venezia, l'imperatore Basilio. Tutta una serie di sconfitte e vittorie fino nel 927.
Quando giunti i mussulmani che distrussero ogni cosa, infierendo contro i cittadini.
Con le violente scorribande di quegli ultimi, si ebbe la definitiva distruzione della vecchia Taranto greco-romana.
Solo dopo quarant'anni, nel 967, l'Imperatore bizantino Niceforo Foca, considerato storicamente e giustamente il padre della seconda Taranto, proprio perché, cedendo alle continue pressioni dei superstiti, s'interessò alla città decidendo di ricostruirla.
Ne nacque quella che noi oggi chiamiamo 'città vecchia', che conserva ancora l'originaria struttura urbanistica. Niceforo Foca ne intuì la posizione di notevole importanza militare e realizzò un ponte su sette arcate (Ponte di porta Napoli) distrutto dall'alluvione del 1883, un castello sull'attuale canale navigabile.
A questo lungo e prosperoso periodo di quattro secoli, si fanno risalire la costruzione della Cattedrale di San Cataldo, l'intensificazione del culto per il Patrono e la costruzione della monumentale chiesa dedicata a San Domenico Maggiore.
Altro avvenimento di rilievo per Taranto fu la trasformazione in isola dell'antica Acropoli, mediante il taglio della penisoletta, con la creazione del famoso "fosso", con funzione protettiva della città, che poi fu allargato e approfondito divenendo, nel 1836, l'odierno Canale navigabile.
Dopo ancora altre vicende, nel 1463 il Principato di Taranto fu annesso al Regno di Napoli, diventando città demaniale del regno aragonese.
Col passare del tempo gli aragonesi decisero di fortificare la città, minacciata dai Turchi e dai Veneti.
Per quell’occasione si cominciarono i lavori per costruire il Castello Aragonese, che ancora oggi e visitabile ed è meta turistica tutto l’anno
Tra il 1495 e il 1501 Taranto venne conquistata più e più volte, prima dai Francesi e poi riconquistata dagli Aragonesi e in fine, i Francesi e gli Spagnoli si unirono per combattere il regno Aragonese
L’1 marzo 1502, dopo alcuni mesi di assedio il Duca Ferdinando aprì le porte del castello agli Spagnoli ai quali consegnò castello e città.
Sotto la dominazione spagnola Taranto divenne città demaniale con un consiglio comunale che sceglieva la giunta che a sua volta nominava il sindaco, (naturalmente sotto il controllo spagnolo). In onore di Carlo V si costruì in piazza Fontana una grandissima e bella fontana sormontata dallo stemma degli Asburgo.
Dopo le lotte tra Francia e Spagna per il possesso dell'Italia, seguite alla discesa di Carlo III (1492), Taranto cadde definitivamente, come tutta l'Italia Meridionale, sotto il dominio spagnolo che, sancito dalla pace di Cateau Cambresis (1559) durò fino al 1715 (trattato di Utrecht).
Anche sotto gli Spagnoli, Taranto continuò a essere esposta al pericolo turco.
Quando Filippo II di Spagna decise di organizzare una grande spedizione navale per arginare la continua invadenza dei Turchi, fece concentrare proprio a Taranto le navi cisterne prima della battaglia di Lepanto (1571), nella quale la flotta turca fu sconfitta.
Nella seconda metà del 1600, mentre in Europa divenivano sempre più potenti l'Inghilterra e la Francia, la Spagna s’interessava sempre meno del sud d’Italia Perché in quel periodo storico, gli occhi di tutti i sovrani erano diretti verso le colonie del nuovo mondo, ricca di beni preziosi come argento e oro, dopo la scoperta che fece Cristoforo colombo appoggiato dalla benevolenza della regina Elisabetta che gli fece il dono delle tre caravelle, il mediterraneo messo a ferro e fuoco per quasi 3 secoli, perse d’importanza.
Per un lungo periodo di anni, due furono i centri propulsori della vita cittadina: il Castello, in funzione di vita militare e civile, e l'Episcopio, intorno al quale si sviluppava ogni forma di attività culturale e religiosa.
Ma per trovare concrete significative manifestazioni di affermazioni del pensiero e della cultura, bisogna giungere all'epoca del Rinascimento, che segnò l'inizio dell'età moderna, caratterizzata dall'uso rinnovato della lingua, dal rinnovarsi delle arti, degli studi, della politica, dei costumi, sullo spirito dell'antichità classica.
Al contrario la vita economica, commerciale, industriale e civile traeva i suoi benefici dalla pesca, e in particolar modo dalla molluschicoltura, che ancora oggi è un gancio di traino della cultura popolare locale, dalla produzione agricola di ulivi e vigneti, dall'arte tessile.
All'inizio del 1700 proprio per i motivi elencati appena sopra e poiché gli interessi economici e quindi le guerre e gli accordi politici si svilupparono altrove le fortificazioni della città, erano in completo stato di abbandono, mentre gli austriaci erano alle porte.
Più avanti per motivi di contrasti dinastici il grande impero di Carlo V, dopo circa 200 anni si era diviso e l'impero austriaco era ritornato agli Asburgo che entrarono in lotta con gli Spagnoli.
Nel 1707 gli Austriaci entrarono a Napoli senza combattere e festeggiati dal popolo.
Anche a Taranto la notizia dell'arrivo a Napoli degli Asburgo fu accolta con entusiasmo e quando gli Austriaci giunsero a conquistare possesso del Castello fecero sistemare sulla porta del ponte dell'"avanzata" lo stemma asburgico, che ancora oggi si può vedere, anche se consumato dal tempo.
Anche a Taranto la notizia dell'arrivo a Napoli degli Asburgo fu accolta con entusiasmo e quando gli Austriaci giunsero a conquistare possesso del Castello fecero sistemare sulla porta del ponte dell'"avanzata" lo stemma asburgico, che ancora oggi si può vedere, anche se consumato dal tempo.
La permanenza degli Asburgo, durò all’incirca trent’anni quando gli Spagnoli tramite Carlo III di Borbone (imparentato con il regno di Francia) rioccuparono Napoli.
Il re austriaco, per scappare all’invasione Spagnola si ritirò in Puglia desideroso di ricevere rinforzi ma fu definitivamente sconfitto a Bitonto, vicino a Bari.
Nel 1765 fu finito di costruire il Convento dei Frati Alcantarini (sede oggi del museo archeologico) vicino alla chiesa di S. Pasquale. Qualche anno dopo fu nominato Arcivescovo di Taranto Monsignor Capecelatro che fece conoscere ai contadini nuove tecniche di coltivazione e di produzione dell'olio, usanza che è largamente diffusa anche oggi, tanto che la Puglia è la maggior produttrice di olio, e nell’entroterra si possono ammirare filiere di grandi ulivi secolari Nel 1765 fu fatta per la prima volta la processione dei "Misteri" così come avviene oggi, e che è meta turistica.
Dopo la presa della Bastiglia, il 14 luglio 1789, e con la nascita della "Repubblica Francese" le idee rivoluzionarie arrivarono anche a Napoli e a Taranto.
Nel periodo napoleonico, Taranto riacquistò importanza militare quale base navale e, per opera di Giuseppe Bonaparte e Giocacchino Murat, che la dotarono di fortificazione, di caserme e di un arsenale, divenne il riferimento militare della flotta navale.
Ancora oggi navigando lungo la costa si possono vedere e sono meta turistica le mura di cinta che sorvegliavano l’imbocco del porto con grossi cannoni che costituivano un fuoco incrociato alle navi indesiderate, trasformate poi in contraerea quando l’importanza bellica si trasferì, nel cielo, negli anni della seconda guerra mondiale.
. Gli anni che seguirono il secondo conflitto mondiale furono duri per tutte le regioni, una piccola curiosità legata ai quei tempi infausti, dice che spesso sommergibili sovietici transitassero vicino alle coste profonde del mare di Taranto, ma durante gli anni '60 grazie al boom economico che scoppiò in tutta Italia, fabbriche e industrie, sorsero un po’ ovunque.
Proprio a Taranto in quel periodo venne costruito l'Italsider, una grandissima industria capace di dar lavoro migliaia di operai.
Proprio a Taranto in quel periodo venne costruito l'Italsider, una grandissima industria capace di dar lavoro migliaia di operai.
Oggi quest’azienda rimane dal futuro incerto, spesso è soggetta anche a critiche per via delle polveri che si alzano dalle sue ciminiere e che ricoprono Taranto, il mare tutta via non sembra risentire della presenza di quest’azienda.
Emanuele
Fonte d’ispirazione per la raccolta di questi documenti sono stati diversi articoli recuperati dalla rete.
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